Somma Lombardo e il SIC “Paludi di Arsago”

Somma Lombardo e il SIC “Paludi di Arsago”

Il SIC “Paludi di Arsago” tra boschi, “bozze” e sentieri

Articolo a cura di Andrea Zanardi

Nonostante il nome alluda alla vicina cittadina di Arsago Seprio, il SIC “Le Paludi di Arsago” ricopre un vasto complesso forestale sito tra Somma Lombardo, Mornago, Besnate e, appunto, Arsago Seprio. La denominazione “paludi” deriva dalla presenza di stagni all’interno del bosco, alcuni dei quali permanenti tutto l’anno, altri invece che tendono a riempirsi, appunto, a seguito di periodi piovosi. Si tratta di un ambiente di particolare valore naturalistico, sito a ridosso della conurbazione gallaratese ed interamente compreso all’interno del Parco del Ticino. Per gli habitat e le specie che ospita è inoltre protetto a livello europeo in qualità di Sito di Importanza Comunitaria (SIC). Una fittissima rete di sentieri che si snoda al suo interno lo rende un ideale luogo di svago a piedi ed in bicicletta, raggiungibile in poco tempo sia da Varese che da Busto Arsizio e Gallarate.

La bozza Peverascia nel gelo invernale

La morfologia dell’area, che misura grossolanamente 4 x 3 km, è dolcemente ondulata tra i 250 m del torrente Strona, che marca il confine ovest del sito, e i 330 m del Monte della Guardia. Ci troviamo infatti in corrispondenza di un cordone morenico tra i più meridionali della Provincia di Varese, formato quindi dal deposito del ghiacciaio del Verbano che durante la sua massima espansione (circa 300.000 anni fa) raggiungeva proprio questa zona.

Alcuni avvallamenti del terreno, come detto, sono stati occupati dall’acqua: tra temporanei e permanenti si contano in totale una decina di zone umide, tra le quali spiccano per estensione la Bozza Pollini, la Peverascia e la Lagozza di Centenate. Quest’ultima è sede di importanti ritrovamenti archeologici palafitticoli risalenti al 2800 a.C e ha dato il nome ad un’intera tipologia di manufatti rinvenibili in Nord Italia, ascrivibili appunto alla cosiddetta “Cultura della Lagozza”. Si stima che l’abitato neolitico che qui sorgeva ospitasse fino a 350 persone.

L’area costituisce pertanto un habitat ideale per gli anfibi, che qui trovano abbondanti pozze dove riprodursi e vaste aree boscate in cui vivere. Autentica “chicca” delle Paludi è la presenza del Pelobate fosco (Pelobates fuscus), un piccolo rospo molto raro in Italia (sono circa 15 le stazioni di presenza note) e dalle abitudini strettamente notturne e fossorie, cosa che rende il suo avvistamento particolarmente difficile. A quanto si conosce, la popolazione di Pelobate qui presente è probabilmente la più numerosa d’Italia. Da un recente studio condotto presso la Bozza Peverascia è emerso come dentro allo stagno (esteso soltanto come 5 campi da calcio circa) vengano a riprodursi ben 10 specie, per un totale di 10.000 individui!

Nota stonata in questo contesto è la diramazione autostradale dell’A8 (Gallarate – Gattico), che attraversa completamente il sito, interrompendo la continuità ecologica dell’area.

  • Fonti: IUCN; Natura 2000; Parco del Ticino;
  • Fotografie: Andrea Zanardi e Roberto Fontana