Articolo a cura di Michela Mantero
Mettetevi il cuore in pace. Chi si inoltra nelle paludi ( Vedi circuito Paludi ) a nord est della Città di Somma nei fitti boschi in territorio di confine con Arsago, non solo avrà un bel da fare per vedere questo piccolo rospo, ma dovrà pazientare perché si tratta di un animale “fossorio”, ovvero che vive prevalentemente nel sottosuolo, sotto strati di fango. Per lo più il Pelobate è anche in grado di mimetizzarsi molto bene. Ma vediamo di cosa si tratta.
Il Pelobates Fuscos Isubricus, chiamato anche rospo della vanga, è una sottospecie del pelobate fosco, specie endemica della pianura Padana. Al mondo, infatti, non è possibile trovarla al di fuori di quest’area e questo amplifica l’importanza della sua tutela e ci dovrebbe far sentire ancora più orgogliosi ( e responsabili) nei confronti dell’habitat che ha scelto e che si trova proprio nel nostro territorio. Diverse popolazioni, più scarse e frammentate sono distribuite in tutta la zona del nord Italia, mentre la diffusione della specie principale è estesa in diverse zone dell’Europa. A quanto si conosce, nella zona della Bozza della Peverascia, all’interno del SIC “le paludi di Arsago”, vive la popolazione più importante d’Italia. Il suo Habitat ideale infatti sono boschi di conifere e latifoglie con zone umide quali risorgive, stagni, canali, fossati e generalmente ambienti a substrato sabbioso, proporio come le colline moreniche tra Somma, Mezzana Arsago e Besnate.
Come riconoscere il Pelobate
Se passeggiando tra le paludi doveste imbattervi in un anfibio fate attenzione. Potrebbe essere proprio lui! Vero è che nelle Bozze vivono svariati esemplari di rospi, rane e anfibi. Come riconoscere quindi il Pelobate?
La femmina del pelobate arriva a misurare fino a 8 cm di lunghezza, mentre il maschio raggiunge al massimo i 6,5 cm. Il dorso è di colore bruno chiaro con macchie olivastre o giallastre, il ventre biancastro e talvolta macchiato di bruno-grigiastro.
Tratto distintivo è anche il taglio della pupilla degli occhi, che è verticale simile a quello di alcuni serpenti. La caratteristica principale del Pelobate è la presenza di speroni metatarsali sulle zampe posteriori, i quali, simili a vanghe, permettono agli esemplari adulti di scavare nel terreno, per costruire gallerie dove tendono a passare la maggior parte della loro vita.
E’ infatti una specie dalle abitudini fossorie, che generalmente si muove all’aperto soprattutto nelle ore notturne e in giornate umide o con un tempo piovoso, e questo ne rende difficile l’avvistamento. Di giorno esce solo nel periodo dell’accoppiamento, che dura da marzo a giugno. La riproduzione avviene in stagni e acquitrini o canali con corso lento, dove vengono deposte le uova che si schiuderanno dopo un paio di giorni. La larva, a pieno sviluppo, può arrivare a misurare fino a 18cm.
Responsabilità e tutela
Il Pelobate fosco è una specie estremamente delicata e per questo anche a rischio di estinzione. La principale minaccia è data dalla perdita degli habitat paludosi ideali alla riproduzione e degli
habitat terrestri, dovuta tra le varie all’ intensificazione dell’ agricoltura e all’ urbanizzazione. L’importanza di salvaguardare i siti è fondamentale per evitare l’estinzione della specie. L’ anfibio, infatti, è considerato in “pericolo” dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura e la sua conservazione è considerata prioritaria dalla Direttiva Habitat. Proprio grazie all’estrema importanza del Pelobate, le aree a nord est della città di Somma sono ulteriormente protette, oltre che dal Parco del Ticino, da un’area identificata come Sito di importanza Comunitaria ( SIC) . Il SIC “Le paludi di Arsago” fu scelto, verso la fine degli anni ’90, come luogo adatto per il progetto di reintroduzione della specie, e per poter ampliare l’area di diffusione.
Il SIC di Arsago, situato in una zona di colline moreniche, è un’area erpentologica di interesse nazionale grazie alla sua conformazione, con moltissime aree umide, acquitrini e stagni e al suo interno vive circa il 44% delle specie di anfibi presenti in Lombardia. L’are è ricca di pratoni e paludi che in alcuni periodi dell’anno si allagano, per poi tornare in secca. Proprio questa caratteristica rende questa zona luogo ideale per la riproduzione e la vita del Pelobate. Purtroppo, il sito deve il suo approvvigionamento idrico alle precipitazioni atmosferiche e i periodi di lunga siccità 8 sempre più frequenti) mettono a serio rischio l’esistenza sua e della fauna che vive al suo interno. La nostra sezione come altre associazioni locali, si impegna ogni anno a promuovere la conoscenza di queste aree, convinti non solo che siano di estrema bellezza e quindi luoghi ideali per l’escursionista, ma che una conoscenza diffusa sia il primo gradino per forme di tutela partecipate. I primi a dover portare rispetto per queste aree e per i suoi abitanti siamo noi escursionisti che abitiamo queste zone e che abbiamo la responsabilità di essere in prima linea affinché siano rispettate e conservate.
Fonti: IUCN; Natura 2000; Parco del Ticino;
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